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Nella prossimità problematica dello straniero, nell'insopprimibile vicinanza dell'amico lontano, nella potenza dello sguardo, nell'assedio impietoso dell'allucinazione, nel sentimento del disgusto o del ridicolo, nella relazione etica del faccia a faccia, quelle in atto sono 'distanze' che non possono essere misurate geometricamente. Sorgono allora una serie di domande: in che maniera la cultura e l'ideologia condizionano il corpo dell'uomo e il suo modo di abitare lo spazio? Come si modifica la percezione di ciò che è vicino o lontano quando la follia altera drammaticamente la nostra rappresentazione della realtà? In che senso l'incontro con l'altro è reso possibile da una distanza assoluta che ci avvicina proprio in quanto ci separa? In questo lavoro l'autore ci mostra come non solo l'uomo viva la vicinanza o la lontananza in un modo irriducibile a qualsiasi forma di misurazione, ma come esistano distanze di natura diversa a seconda del contesto in cui siamo esistenzialmente ed emotivamente orientati. Con uno scritto di Lorenzo Calvi.